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A proposito di cattivi maestri

C’erano una volta i “cattivi maestri” (gli intellettuali dell’estrema Sinistra che in qualche modo condividevano l’ideologia delle Brigate Rosse e neppure condannavano la lotta armata, anzi). Oggi invece i “cattivi maestri” vanno ad ingrossare le fila della Destra più estrema, ristabilendo così una sorta di par condicio.

Il tweet pro Hitler del prof Castrucci (Ansa)

Opinioni personali e libertà di espressione

Ecco i fatti: Emanuele Castrucci, docente di Filosofia del diritto e filosofia politica, aveva pubblicato una serie di post antisemiti e a favore di Adolf Hitler sul suo profilo Twitter. In uno degli ultimi c’è una foto del dittatore nazista con il suo cane, il pastore tedesco Blondi e la scritta: “Vi hanno detto che sono stato un mostro per non farvi sapere che ho combattuto contro i veri mostri che oggi vi governano dominando il mondo” (30 novembre 2019). Scoppiata la bufera, Castrucci non ha trovato di meglio che rispondere, peggiorando ulteriormente la situazione: “I gentili contestatori del mio tweet non hanno compreso una cosa fondamentale: che Hitler, anche se non era certamente un santo, in quel momento difendeva l’intera civiltà europea”. In precedenza Castrucci aveva fatto appello alla “libertà di pensiero”, spiegando che quanto scritto su Twitter sono “opinioni del tutto personali”, espresse “fuori dall’attività di insegnamento”.

Dapprima il rettore Francesco Frati aveva affermato: “Il prof. Castrucci scrive a titolo personale e se ne assume la responsabilità. L’università di Siena, come dimostrato in molteplici occasioni, è dichiaratamente antifascista e rifugge qualsiasi forma di revisionismo storico nei confronti del nazismo”. Poi, montata la polemica, il rettore ha fatto marcia indietro e prima ha diramato un comunicato ufficiale di condanna dei contenuti filo-nazisti: “Le vergognose esternazioni del professore Castrucci offendono la sensibilità dell’intero Ateneo”. Infine, la riunione del Senato accademico e la decisione di denunciare Castrucci alla commissione disciplinare per comminare la sanzione e procedere alla sua destituzione.

Emanuele Castrucci, il docente di filosofia del diritto dell’Ateneo di Siena, finito al centro di una polemica per un tweet pro Hitler, in una foto tratta da Wikipedia.

Recidivo

Il 20 novembre, sempre Castrucci, aveva postato una frase di Corneliu Zelea Codreanu, il fascista rumeno fondatore della Guardia di ferro. Una frase antisemita che non ha bisogno di commenti: “Non c’è nulla che i giudei temano più dell’unità di un popolo”. “Come pensiamo di poter combattere l’antisemitismo – dice Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma – quando nelle aule universitarie un docente insegna i pregiudizi antiebraici? Faccio appello al ministro Fioramonti e al rettore affinché allontanino immediatamente questo professore”. Per Anna Ascani, viceministra dell’Istruzione è “davvero inquietante che un professore si abbandoni ad espressioni di esaltazione del nazismo e dell’antisemitismo. La scuola e l’università condannano da sempre il nazismo e l’antisemitismo in tutte le sue forme. Il professore si vergogni e chieda scusa”.

La storia è “di parte” e quindi non esiste

Non bastasse questo. Rinfreschiamoci la memoria. Nel 2009 Antonio Caracciolo, ricercatore di filosofia del Diritto alla Sapienza di Roma, scriveveva su un blog: “L’Olocausto è una leggenda”, “le camere a gas sono una delle tante cose da verificare”… L’estate scorsa Gino Giannetti, professore in un liceo artistico di Palermo, durante una lezione avrebbe detto che “nei lager c’erano delle piscine per far divertire gli ebrei”. Un mese fa il Comune di Predappio nega un contributo di 370 euro a due studenti delle superiori per la partecipazione al progetto “Treno della Memoria”. Il sindaco Roberto Canali sostiene che “La storia va conosciuta tutta e non solo quella di parte. La conoscenza della storia di parte non può essere finanziata con i soldi pubblici”.

Il fascino perverso del fascismo

La settimana scorsa viene scoperta e sgominata un’organizzazione di militanti di estrema Destra, aspiranti terroristi, accomunati dal medesimo fanatismo ideologico, intenzionati a costituire un movimento battezzato Partito nazionalsocialista italiano dei lavoratori. “Potremmo lanciare una molotov all’Anpi”, diceva intercettato dalla Digos di Enna Pasquale Nucera, ex boss della ‘ndrina Iamonte e già collaboratore di giustizia che agiva, o almeno si proponeva da addestratore delle future milizie. E c’era anche il tocco goliardico con l’elezione di Miss Hitler, una 36enne milanese, sul social russo VK, subito rimosso dalla piattaforma.

Inapplicazione della legge

Nonostante l’art. XII delle ‘Disposizioni transitorie e finali’ della nostra Costituzione (che recita: “E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”) e nonostante la legge 645 del 1952, la cosiddetta Legge Scelba, che vieta la “riorganizzazione del disciolto partito fascista” e prevede multa e reclusione in caso di violazione della norma, l’applicazione, come dimostrano sentenze anche recenti, è altamente discrezionale e farragginosa. Alla Legge Scelba succede anche la Legge Mancino del 1993 (che punisce “chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali” di organizzazioni, associazioni o movimenti “aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”). Ed ecco l’inghippo tutto italiano. Entrambe le leggi devono contemperare il diritto costituzionalmente garantito alla libertà di pensiero, che può essere compresso solo in nome di un’urgenza che la Corte costituzionale nella sentenza 74 del 1958 ha individuato nel “concreto pericolo per l’ordinamento democratico”.

Non si può solo stare a guardare

Il vero problema è che tutti questi atteggiamenti xenofobi, razzisti, fascisti e nazisti trovano facili sponde politiche, e non sono condannati con fermezza, come dovrebbero. Le cronache di questi ultimi mesi raccontano con chiarezza come le aggressioni neofasciste, antisemite, razziste, e xenofobe si verifichino con sempre maggior frequenza in tutta Italia,. Senza contare le cronache che raccolgono ormai decine di gesti simbolici violenti (alcuni veramente eclatanti come gli attacchi vergognosi alla senatrice Liliana Segre). Sta a noi condannare da subito certi rigurgiti nazifascisti, ricordandoci sempre che, chi fa finta di niente o ci ride sopra (interpretandoli come manifestazioni goliardiche), è complice. E quindi colpevole.

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Serata di sensibilizzazione sui cambiamenti climatici a Travedona

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Marcia della pace a Varese, preghiera comune contro le guerre del mondo

Per una cultura del dialogo

8° marcia interreligiosa della Pace

Domenica 13 ottobre, ore 14,30 – Varese, Giardini Estensi

Cosa vuol dire scegliere il dialogo? Cosa vuol dire fare di questa scelta una cultura?

La conversazione ed il confronto ci aiutano a purificare il nostro pensiero quando siamo disposti ad ascoltare apertamente. Se queste possono essere delle buone pratiche personali, che possono portare a delle esperienze proficue, difficile è costruire una cultura di dialogo, soprattutto in un mondo in cui questo appare arduo. Tanti sono gli scontri, tanti sono gli egoismi e gli interessi che si celano dietro ad interventi che soffiano sul fuoco dell’intolleranza. Eppure nel sottobosco di una foresta così tetra si muovono tante altre piccole forze, tanti esempi eroici di dialogo e solidarietà, tanti sono i progetti comuni, tanti i luoghi di condivisione, tante le iniziative culturali che stanno prendendo forza. Mai come in quest’epoca i leader religiosi s’incontrano, dialogano e condividono le stesse preoccupazioni riguardo all’umanità e all’ambiente. Mai come in quest’epoca ci sono gesti amorevoli e preghiere comuni tra genti di fedi diverse.

Ecco perché continuiamo ogni anno a testimoniare questa cultura in questa città

Ritrovo ai Giardini alle 14.00. Partenza della marcia ore 14.45. Ritorno ai Giardini verso le 15.45, dove il cammino procederà facendo 7 tappe in cui ogni religione farà un breve intervento sul tema “per una cultura del dialogo”. A seguire un momento artistico e la possibilità di dialogare con le differenti comunità. Le fedi rappresentate sono: Baha’i, Buddismo (Soka Gakkai), Cristianesimo (Battisti, Cattolici, Luterani, Metodisti, Ortodossi), Ebraismo, Induismo, Islam e Sikhismo.

Ecco la Fotogallery

 

 

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“Cittadini del Mondo” e “Pace e convivenza” festeggiano a Sesto Calende

DOPPIA FESTA A SESTO CALENDE DOMENICA 20 OTTOBRE !!

Le due associazioni Cittadini del Mondo e Pace e Convivenza vi  invitano  a una doppia FESTA: Cittadini del Mondo celebra 20 anni di attività (1999/2019) a servizio dell’accoglienza, inclusione e integrazione;  Pace e Convivenza propone la 5° edizione di SESTO DELLE GENTI, occasione di incontro e scambio di culture e esperienze.

La FONDAZIONE PIATTI ( viale Lombardia 14, di fronte al Campo Sportivo) ospita l’evento nei suoi spazi con la consueta generosità.

La FESTA apre alle h 15 con  mercatini e mostre:  in particolare “Il filo conduttore”  ripercorrerà con foto e documenti i primi intensi 20 anni dell’associazione Cittadini del Mondo. Ad essa si affianca un’esposizione delle foto delle principali attività di Pace e Convivenza. Alle h 16 l’incontro a più voci con protagonisti e testimoni ricostruirà le tappe significative dell’evoluzione associativa sul territorio; prenderanno la parola anche giovani che frequentano i tradizionali corsi di italiano per stranieri.

Alle h 18 chitarra e voce del cantautore congolese Valentin Mufila, accompagnato dalle percussioni di Dembo Kante, offriranno musiche, canzoni e l’occasione per ballare insieme.

Alle 19 BUFFET con i sapori dal mondo e alle h 20 proiezione  di frammenti di FILM, con il commento di Giovanni Chinosi, un’occasione per rileggere la storia dell’accoglienza in questi anni e per annodare fili di conoscenza e di  riflessione comune.

Il programma culturale dell’Associazione Pace e Convivenza  proseguirà il 25 ottobre  h 20.45 – sempre alla Fondazione Piatti – con una serata della serie “Sguardi sul mondo”  dedicata a EMERGENCY, con la visione del film documentario  “AFGHANISTAN: EFFETTI COLLATERALI? Un viaggio nella guerra insieme al team medico di Emergency “ e le testimonianze di Giandomenico Crespi,operatore di Emergency, e di Silvia Zani, coordinatrice del gruppo Emergency  di Novara. Vi aspettiamo.

 

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Per i 50 dallo sbarco sulla luna torna il Cenaforum

Amiche e Amici!
A GRANDE RICHIESTA TORNA IL MITICO CENAFORUM!!!! 

Dopo un paio anni di attesa, ecco quest’anno un gradito ritorno: il CENAFORUM, con tre importanti novità

Anzitutto l’anniversario. A
50 anni dal mitico allunaggio anche noi di I CARE vogliamo celebrarlo con ironia, senza però sminuire il fatto che, volenti o nolenti, ci ha cambiato la vita! Vi ricordate l’infinita telecronaca RAI di Tito Stagno? No? Allora venite al Cenaforum, perché vi riserveremo delle piccole sorprese…

Poi
data e orario: il Cenaforum slitta a fine agosto/primi di settembre per trovare un po’ di frescura in sala e

Proponiamo
due film poco visti (uno perché appena uscito, l’altro perché passato ingiustamente in sordina qualche anno fa..)

E poi in cucina, non saranno più protagoniste le cucine del mondo, ma potrete vedere all’opera due chef che vi stupiranno con le loro proposte stellate, anzi interstellari!

Per il resto tutto come nelle scorse edizioni, qualità e attenzione per i dettagli incluse!
Ingresso con tessera I CARE 2019 obbligatoria (la cena è infatti riservata esclusivamente ai soci). Chi invece vuole vedere solo il film può entrare senza tessera, pagando semplicemente il prezzo del biglietto (5 euro)
– Chi ha già la tessera I CARE, soci 2019, può pagare il prezzo del biglietto + prezzo della cena (15 euro).
– Chi non ha rinnovato la tessera I CARE 2019 (o la deve fare ex novo) può scaricare il modulo in allegato e restituircelo compilato con i suoi dati e pagare la sera stessa all’ingresso il contributo di 10 euro richiesto ai soci.

Vi aspettiamo!
Affrettatevi a prenotare i posti sono limitati!

 

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L’obbedienza non è più una virtù e forse non lo è mai stata

Cheddire? Ancora, e di nuovo, e di sensato? Ogni giorno l’asticella viene abbassata ai livelli più infimi di sempre e ogni giorno ci si scandalizza (da una parte o dall’altra) con reazioni “di pancia” che inondano i social e invitano al linciaggio (da una parte e dall’altra). Lo scopo di questa strategia mediatica è semplice: l’importante è non riflettere, non innescare i pochi neuroni che ci restano per tentare di fare un ragionamento che non può essere di pancia, ma, in quanto tale, dev’essere di testa.

Mai come oggi è necessario e utile tornare ad ascoltare i profeti, come don Lorenzo. Ecco le sue parole così illuminanti, che non ci stancheremo mai di ripetere: “L’obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni (…), non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge è d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate (…) E quando è l’ora non c’è scuola più grande che pagare di persona un’obiezione di coscienza. Cioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva e accettare la pena che essa prevede”.

Leggendo queste parole non è difficile, per nessuno, capire dove sta il bene e dove sta il male, dove sta il giusto e dove sta lo sbagliato. La legge giusta difende il debole, la legge sbagliata difende il forte. Parole semplici e implacabili, come un dardo piantato nella roccia. Come quelle della vignetta di Altan, pubblicata oggi da “La Repubblica”: “I porti sono chiusi perché, se li aprissi, sarebbero aperti” recita il capitano verdevestito.

Ancora migranti. Ancora una nave. Ancora un ministro il solito (come la minestra, la solita). Ma stavolta c’è un altro attore. Anzi è un’attrice protagonista. Una donna. Lei sì vera, autentica capitana contro un capitano sbruffoncello e farlocco.

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Il 25 aprile non si può dimenticare né tantomeno cancellare

Il fermo immagine, tratto da un video pubblicato su Twitter, mostra alcuni ultras della Lazio che dopo aver esposto uno striscione con su scritto ‘Onore a Benito Mussolini’ fanno il “presente” e saluti romani, a poca distanza da piazzale Loreto a Milano, 24 aprile 2019.

Dedicato a tutti quelli che, come i beceri ignoranti qui sopra, vorrebbero cancellare dal calendario il 25 aprile, Festa della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, la più importante Festa civile italiana. Una data simbolo della Storia d’Italia, perché lì affondano le radici della nostra costituzione e della nostra democrazia. A loro dedichiamo e pubblichiamo l’articolo uscito oggi su “La Repubblica” a firma di Liliana Segre, ebrea sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti. Purtroppo, come si dice, mamma ignoranza è sempre incinta e i suoi figli appestano il nostro Paese e infettano il vivere civile con il morbo dell’intolleranza e del razzismo.

Per me il 25 aprile del 1945 non fu il giorno della Liberazione. Non poteva esserlo perché io quel giorno ero ancora prigioniera nel piccolo campo di Malchow, nel Nord della Germania. C’era un grande nervosismo da parte dei nostri aguzzini, ma non sapevamo nulla di quel che accadeva in Europa. A darci qualche notizia furono dei giovani francesi prigionieri di guerra mentre passavano davanti al filo spinato. « Non morite adesso! » , scongiurarono alla vista delle disgraziate ombre che eravamo. «Tenete duro. La guerra sta per finire. E i tedeschi stanno perdendo sui due fronti: quello occidentale con gli americani e quello orientale con i russi». Nelle ultime ore da prigioniere assistemmo alla storia che cambiava. Fuori dal lager ci costrinsero all’ennesima orribile marcia ma niente era uguale a prima. La mia personale festa di liberazione fu quando vidi il comandante del campo mettersi in abiti civili e buttare a terra la sua pistola. Era un uomo terribile, crudele, che a ogni occasione picchiava selvaggiamente le prigioniere. La vendetta mi parve a portata di mano, ma scelsi di non raccogliere quell’arma. All’improvviso realizzai che io non avrei mai potuto uccidere nessuno e questa era la grande differenza tra me e il mio carnefice. Fu in quel momento che mi sentii libera, finalmente in pace.

Il 25 aprile del 1945 fu quindi un’esplosione di gioia che mi sarebbe arrivata più tardi filtrata dai racconti di amici e famigliari. Avevo avuto bisogno di una tregua prima di tornare in Italia. E dovevo guarire da troppe ferite per riuscire a fare festa insieme agli altri. Ero stata ridotta a un numero, costretta a vivere in un mondo nemico e costantemente con il male altrui davanti a me, come diceva Primo Levi. Ci vollero anni perché riscoprissi il sentimento della felicità collettiva. Poi quel momento è arrivato. E il 25 aprile è diventata una festa famigliare, la festa della libertà ritrovata. Simboleggiava la caduta definitiva del nazifascismo e la liberazione. E rendeva omaggio al sacrificio di partigiani e militari, ai resistenti senz’armi, ai perseguitati politici e razziali. Era la festa del popolo italiano ma anche una festa celebrata in famiglia insieme a mio marito Alfredo, che era stato un internato militare in Germania per aver detto no alla Rsi. Avevamo patito entrambi la privazione della libertà e potevamo capire il significato profondo di quella data che poneva le fondamenta della democrazia e della carta costituzionale. Ogni 25 aprile sventolavamo idealmente la nostra bandiera. Non ho mai smesso di sventolare quella bandiera. E ancora oggi mi ostino a spiegare ai ragazzi perché è una festa fondamentale. Ma è sempre più difficile combattere con i vuoti di memoria. Solo se si studia la storia si comprende cosa è stato il depauperamento mentale di masse di italiani e tedeschi indottrinate dai totalitarismi fascista e nazista. Bisogna raccontare alle giovani generazioni cos’è stata la dittatura, soprattutto ora che il saluto romano non stupisce più nessuno. Mi chiedo se a una parte della politica non convenga questa diffusa ignoranza della storia. Chi ignora il passato è più facilmente plasmabile. E non oppone “ resistenza”. In anni non lontani, c’è stato anche chi ha proposto di abolire il 25 aprile dal calendario civile. Temo che prima o poi si arriverà a cancellarlo.

Lapide che ricorda l'eccidio di Monte Sole, meglio noto come strage di Marzabotto (29 settembre – 6 ottobre 1944): con più di 700 morti (tra cui intere famiglie e molti bambini), è uno dei più gravi crimini di guerra contro la popolazione civile perpetrati dalle forze armate tedesche in Europa occidentale durante la Seconda guerra mondiale.

Perché il tempo è crudele: livella i ricordi e confonde la memoria, mentre le persone muoiono e le generazioni passano. Qualche anno fa ci siamo illusi che intorno a questa data fosse stata raggiunta l’unanimità delle forze politiche. Oggi leggo con preoccupazione che alla festa della Liberazione si preferisca una cerimonia di altro genere. Se devo dire la verità, rimango esterrefatta. In tarda età assisto a degli atti che non avrei mai immaginato di vedere: soprattutto avendo vissuto cosa volesse dire essere vittime prima del 25 aprile, quando la democrazia non c’era, e dissidenti e minoranze venivano imprigionati, torturati e anche uccisi. Così come rimango tristemente stupita di fronte alla cancellazione della prova di storia alla maturità. La mancanza di memoria può portare a episodi come quello che ha coinvolto pochi giorni fa un istituto alberghiero di Venezia. Un insegnante su Facebook ha offeso la Costituzione con parole che preferisco non ripetere. E si è augurato che Liliana Segre finisca in «un simpatico termovalorizzatore». Questa non l’avevo ancora sentita: probabilmente il « simpatico termovalorizzatore » è la forma aggiornata del forno crematorio. Preferisco però concentrarmi sui moltissimi italiani che mi vogliono bene. E insieme ai quali festeggerò il 25 aprile, un rito laico che continua a emozionarmi. E a portarmi via con sé. Perché la libertà è una condizione assoluta, irrinunciabile. E non importa se qualche ministro resterà a casa. Sono sicura che domani saremo in tanti a provare la stessa emozione civile.

Buon 25 aprile a tutti.

Liliana Segre

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Festeggiamo insieme la Festa della Liberazione il 24 aprile

Vi aspettiamo al cineteatro “S. Amanzio”, la sera mercoledì 24 aprile, alle 18, per festeggiare insieme la nostra più importante festa civile: il 25 aprile.

Tre capolavori della storia del cinema che ci aiuteranno a ricordare, conoscere e riflettere.

E per ricordare, a vent’anni dalla morte, il genio di Stanley Kubrick, con il suo film più lucidamente antimilitarista.

INGRESSO GRATUITO riservato ai soci I CARE, ANPI e circolo “Il Farina”

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A Varese, “Abbasso la guerra” e cittadini per la pace

Varese 1 marzo – ore 20,45, sede ACLI

“Nel cuore della Costituzione. Dalla scuola di Barbiana al civic engagement lab per formare cittadini di pace e legalità”

Alle ore 20.45, presso la sede ACLI provinciale di via Speri Della Chiesa Jemoli n.9 si terrà l’incontro:

“Abbasso la guerra”

Poichè le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli
uomini che devono essere costruite le difese della pace. Unesco

Saranno presenti:  Laura Tussi – Associazione PeaceLink, Fabrizio Cracolici – Presidente  ANPI sezione Emilio Bacio Capuzzo, Nova Milanerse,
Elio Pagani – Abbasso la guerra, e la partecipazione di Renato Franchi – musicista, musiche e note di impegno per la pace.

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Le iniziative più interessanti della settimana

Sesto Calende, 1 marzo

Dopo il grande interesse dimostrato per la prima serata con film dedicata alla problematica delle carceri, l’Associazione Pace e Convivenza di Sesto Calende, con la collaborazione di GASsesto (gruppo acquisto solidale di Sesto Calende), propone una seconda serata di approfondimento affrontando il tema della riabilitazione nelle carceri, venerdì 1 marzo alle ore 20,45 presso la Fondazione Piatti, in Via Lombardia 14 (di fronte al campo sportivo)  a Sesto Calende.

Già nel 1764 lo scrittore illuminista Cesare Beccaria spiegava il concetto di riabilitazione nelle carceri. La nostra Costituzione chiede esplicitamente che le pene abbiano carattere rieducativo. Tuttavia sappiamo che questo aspetto fondamentale viene spesso disatteso. Ce lo dicono le statistiche: il 68% di ex-detenuti torna a delinquere.

Occorre allora offrire una speranza, come ci ha anche ricordato Papa Francesco nella celebrazione del Giubileo dei carcerati: la speranza di un futuro riabilitato possibile.

Ne parleremo con un ex detenuto che oggi collabora con i volontari dell’Associazione Carcerati e famiglie di Gallarate, portando anche nelle scuole il suo vissuto di carcerato.

Ascolteremo Giovanna Ferloni e Gisella Incerti, volontarie AUSER nei corsi scolastici al carcere di Varese, che ci racconteranno come l’istruzione sia uno dei percorsi privilegiati verso il recupero e la reintegrazione dopo il carcere.

Infine con Marco Girardello, vicepresidente della Cooperativa Freedhome che si occupa della commercializzazione di tante produzioni carcerarie sul territorio nazionale, cercheremo di capire perchè creare opportunità di lavoro all’interno di un carcere sia così importante.

Concluderemo infine la serata con assaggi di alcuni prodotti di Freedhome: dai biscotti prodotti a Novara, ai tarallucci della Puglia, al caffè e alle tisane prodotte nel carcere di Napoli.

 

Olgiate Olona, 1 Marzo

Alle ore 20:45, presso il cinema teatro Nuovo di Olgiate Olona, Area 101 vi propone una novità.

Sergio Chillè svolgerà una lettura drammaturgica della “Lettera ai Giudici” di don Lorenzo Milani per far fronte al Mabbul.  Ma che cos’è il Mabbul?

Ti aspettiamo per scoprirlo! INGRESSO 7€, per SOCI ARCI 5€ (presentando la tessera ARCI 2019)

————dalla Lettera ai giudici di don Milani————

“ … Non posso insegnare che l’unico modo d’amare la legge è d’obbedirla; ma che bisogna tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole), e battersi perché siano cambiate quando non lo sono (cioè quando sanzionano il sopruso del forte), influendo con la parola e con l’esempio sugli altri, sino a pagare di persona un’obiezione di coscienza – cioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva, e accettare la pena che essa prevede…

Bisogna avere il coraggio di dirci che l’essere tutti sovrani fa si che ognuno debba sentirsi l’unico responsabile di tutto; per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni – di cui non ci si può fare scudo né davanti agli uomini, né davanti a Dio” .

 

Area 101 Cinema Teatro Nuovo Area101 Associazione di Promozione Sociale – Circolo Arci via Bellotti, 22 – 21057 Olgiate Olona (VA)

http://www.area101.it/

 

Cocquio Trevisago, 3 marzo

Dopo 171 anni, si festeggi ancora con tanta vitalità la libertà religiosa ottenuta dopo tante discriminazioni e persecuzioni. Oggi ci sembra scontata, eppure se pensiamo al riaffiorare dell’antisemitismo (in realtà mai assopito), alle difficoltà che incontrano le comunità islamiche ad avere permessi e concessioni, alle intimidazioni contro la Caritas, agli atti vandalici sempre più frequenti che riguardano proprio il mondo protestante (e qui a Varese ne sappiamo qualcosa), queste celebrazioni diventano una testimonianza importante e un invito a sottolineare come la dignità umana, si fondi anche sulla libertà di vivere serenamente la propria identità religiosa; qui da noi, come in tutto il mondo. Ma iniziamo a seminare amore e fratellanza dove siamo. 

Da Past. Magdalena Tiebel-Gerdes (CHIESA EVANGELICA LUTERANA COCQUIO TREVISAGO Loc. Caldana, via IV Novembre, 12)

Incontro (in due lingue:td. / ital)  per la  “giornata mondiale di preghiera” a Caldana, domenica 3 marzo ore 10.30