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Venerdì 8 febbraio a Varese col Sermig per la Pace

Venerdì 8 febbraio 2019, alle ore 20.45 presso l’auditorium San Giovanni Bosco della parrocchia Sant’Ambrogio – via Lazzaro Papi 6 – Varese , ci sarà la presentazione del prossimo appuntamento dei Giovani della Pace che si terrà a Bergamo l’11 maggio, dal titolo “Basta guerre. Facciamo la pace!”

 

Questo è il messaggio che Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, ha inviato ai costruttori di Pace:

Cari amici,
poco dopo l’Appuntamento dei Giovani della Pace di Padova nel maggio 2017, un gruppo di giovani di Bonate (Bergamo),  che da tempo ci segue, ci ha convinti ad indire con un anno di anticipo un nuovo incontro.  Abbiamo seguito il loro cuore e l’11 maggio 2019 a Bergamo vivremo insieme il 6° Appuntamento dei Giovani della Pace.
Giovani che convocano altri giovani, giovani e adulti insieme per ritrovare la strada comune della pace, per ridare soprattutto fiducia ai giovani e ripartire da loro. Perché i giovani siano il futuro, bisogna aiutarli a riprendersi il presente perché il mondo degli adulti ha fallito.
Questa convocazione straordinaria dei Giovani della Pace nasce dalla preoccupazione per una violenza crescente in ogni parte del mondo. Sono state intaccate le relazioni tra singole persone, corpi sociali, istituzioni, equilibri internazionali. Ovunque sembra più forte la voglia di dominare, di prevaricare. Dittature, terrorismo e guerre sembrano sempre più minacciose, quasi inevitabili.

In tutto questo, tutti noi, giovani e adulti, siamo sempre più assuefatti, sempre più anestetizzati dalle dipendenze, sempre meno informati, sempre meno consapevoli di cosa sta avvenendo attorno a noi. Viviamo in un’epoca difficile, complicata, per certi aspetti senza speranza. Ma è il nostro tempo! Il tempo del coraggio da vivere e comunicare, da scegliere e da spendere. Il tempo di uomini e donne pronti a diventare protagonisti di una nuova storia che metta insieme libertà e verità, giustizia e pace. Solo donne e uomini coraggiosi possono trarre da un problema l’opportunità di un nuovo inizio. Solo donne e uomini coraggiosi possono dimostrare che è possibile accogliere. Solo questo coraggio fa credere ancora nella pace che oggi sento lontana.

E’ dunque il tempo di batterci perché ci sia pace!

La pace sarà vicina quando chi fugge dal proprio Paese non troverà ostilità.
Sarà vicina quando vecchi, bambini, persone fragili, malati
non saranno più visti come un problema.
Sarà vicina quando tutti avranno diritto una volta per tutte a cibo, casa, lavoro, cure, dignità.
Sarà vicina quando ogni giovane dirà sì a una vita pulita senza droga e dipendenze.
Sarà vicina quando ogni cittadino farà della propria onestà
la chiave per costruire il bene comune.
Sarà vicina quando i politici di ogni schieramento e i credenti di tutte le religioni
faranno di tutto per viverla.
Sarà vicina quando l’Europa si libererà dai nuovi egoismi e dalle nuove divisioni
e risceglierà il sogno di essere casa comune di pace, di valori e responsabilità.
Solo donne e uomini coraggiosi possono essere custodi di questa casa comune.


Ci ritroveremo tutti a Bergamo per dire forte basta guerra! Perché ci crediamo, perché ci vogliamo impegnare in prima persona, perché vogliamo diffondere una mentalità che contrasti la cattiveria e l’odio del tempo che viviamo!  Un mondo nuovo è possibile!
Io ci credo ancora. E mi batto perché sia pace. Crediamoci insieme e diamoci appuntamento a Bergamo, l’11 maggio,  per ripetercelo!

Vi voglio bene e vi aspetto.

Ernesto Olivero e la Fraternità del Sermig

 

Sul sito www.giovanipace.org potete trovare i dettagli dell’iniziativa. Potete scaricare la lettera di invito di Ernesto che trovate anche qui sotto e la locandina.

Aiutateci a diffondere la notizia

 

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Serata omaggio a De André il 15 febbraio a Travedona

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Appuntamenti importanti da segnare in agenda

Sabato 19 gennaio, preghiera a Tradate

 

Convegno a Varese sull’immigrazione

Sabato 26 gennaio. L’accoglienza e il sostegno ai richiedenti asilo e rifugiati: il contributo della clinica transculturale La cooperativa Crinali insieme a Ballafon propone a Varese un convegno per offrire spunti di aiuto alla relazione con gli immigrati alla luce dei principi di fondo della clinica transculturale. Per informazioni https://www.ballafon.it/convegno/

Ritornano gli incontri a tema nelle varie comunità organizzati da “Religions for Peace”

Come le scorse edizioni saremo accolti in diversi luoghi e l’ospite, oltre a fare una breve presentazione della sua comunità, introdurrà il tema della serata, sul quale ognuno potrà portare il proprio contributo. Quest’anno abbiamo scelto una parola guida: COSTRUIRE, con cui abbiamo abbinato cinque temi per cinque incontri.

30 gennaio, ore 20,45

COSTRUIRE LA SPIRITUALITÀ

Comunità Buddista Soka Gakkai, c/o sig. Smith viale Aguggiari,73 Varese

13 febbraio, ore 20,45

COSTRUIRE L’UOMO NUOVO

Comunità Baha’i c/o sig.ra Pedretti Carla via Rossini,3 Varese

13 marzo, ore 20,45

COSTRUIRE PONTI DI PACE

Comunità Musulmana c/o Centro Culturale Islamico via Pisacane, 9 Varese

10 aprile

COSTRUIRE LA COMUNITÀ

Luogo da definire

15 maggio, ore 20,45

COSTRUIRE IL DIALOGO

Comunità Evangelica Ecumenica via IV Novembre,12 Cocquio Trevisago, Loc. Caldana

 

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Cristiani ipocriti, che pregano, ma vivono da atei

Cominciamo l’anno con l’ennesima lezione di vita (e di fede) di papa Francesco, che non ha paura di scagliarsi contro “i sepolcri imbiancati” per scuotere le coscienze e ripotarci alle radici della nostra fede. Fede che, senza le opere, non vale nulla.

«…e quante volte noi vediamo lo scandalo di quelle persone che vanno in chiesa e stanno lì tutta la giornata o vanno tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri o parlando male della gente. Questo è uno scandalo! Meglio non andare in chiesa: vivi così, come fossi ateo. Ma se tu vai in chiesa, vivi come figlio, come fratello è una vera testimonianza, non una contro testimonianza…». Il Papa dice che se noi odiamo gli altri o sparliamo degli altri, anche se siamo cristiani, viviamo come se fossimo atei.

Continua il pontefice: “Gesù introduce l’insegnamento della preghiera del ‘Padre Nostro’, prendendo le distanze dagli ipocriti. C’è gente che è capace di tessere preghiere atee, senza Dio: lo fanno per essere ammirati dagli uomini. La preghiera cristiana, invece, non ha altro testimone credibile che la propria coscienza”.
“La propria coscienza”. Sembra don Milani. E’ papa Francesco (udienza generale del 2 gennaio scorso).
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La regole della finanza europea stanno uccidendo lo stato sociale?

Mercoledì 28 novembre, ore 21, al cinema “S. Amanzio” di Travedona

Piigs è un film a metà strada tra Inside Job (documentario del 2010 sulla crisi finanziaria USA) e le storie proletarie di Ken Loach. Narrato da Claudio Santamaria e con interviste a Noam Chomsky, Yanis Varoufakis ed Erri De Luca. E’ un viaggio affascinante e rivoluzionario nel cuore della tragica crisi economica europea. Realizzato da tre filmmaker dopo cinque anni di ricerche e due di riprese, Piigs è un’immersione senza precedenti e senza censure nei dogmi dell’austerity. Il documentario racconta anche le dirette conseguenze dell’austerity a Roma, concentrandosi sulla storia della sopravvivenza della Cooperativa sociale “Il Pungiglione”, che assiste disabili e persone svantaggiate. “Il Pungiglione” ha un credito di un milione di euro dal comune e dalla regione e rischia di chiudere per sempre: 100 dipendenti perderanno il lavoro e 150 disabili rimarranno senza assistenza. E’ una bomba sociale a orologeria. E’ vero che nell’Eurozona non c’è alternativa all’austerity, al Fiscal Compact, al pareggio di bilancio, ai tagli alla spesa sociale? Al fallimento del “Pungiglione”?

P.I.I.G.S., l’acronimo ideato da un giornalista dell’Economist nel 2009, rappresenta quegli staterelli europei inferiori, dal debito pubblico insostenibile (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna) e riecheggia come una maledizione europeista. Nel film guardi e ascolti economisti più o meno illuminati, memorizzi complessi ragionamenti e spiegazioni, e, soprattutto, ti arrabbi e imprechi contro la Banca Centrale Europea. Un docu-film tra l’invettiva di Michael Moore e il realismo di Ken Loach.

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Sabato 24 novembre “Lettera a una professoressa” a Taino

Sabato 24 novembre alle ore 21, presso il teatro Dell’Olmo di Taino, sarà di scena “Lettera a una professoressa” per la regia di Nicola Tosi, che è anche solitario mattatore dello spettacolo. Il monologo, tratto dall’omonimo libro di don Milani con i ragazzi della scuola di Barbiana, vede anche la partecipazione di Valentin Mufila alle musiche. Lo spettacolo, coprodotto da I CARE, è stato allestito con un contributo della Fondazione Comunitaria del Varesotto. Ingresso ridotto a 10 euro per i soci I CARE.

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Settimana prossima due appuntamenti da non perdere

Guerre, armi, affari

Disarmare il futuro è possibile? Questo il tema di grande attualità dell’incontro organizzato dall’associazione “Pace e convivenza” alla sala Varalli di Sesto Calende, dove interverranno don Renato Sacco (coordinatore nazionale di Pax Christi) e Elio Pagani, presidente del centro di documentazione “Abbasso la guerra”. Si parlerà anche del Trattato per la messa al bando delle armi nucleari e della vendita di armi ai paesi più poveri, traffico in cui l’Italia è purtroppo leader. Ingresso libero.

 

Lettera a una professoressa

Sabato 24 novembre alle ore 21, presso il teatro Dell’Olmo di Taino, sarà di scena “Lettera a una professoressa” per la regia di Nicola Tosi, che è anche solitario mattatore dello spettacolo. Il monologo, tratto dall’omonimo libro di don Milani con i ragazzi della scuola di Barbiana, vede anche la partecipazione di Valentin Mufila alle musiche. Lo spettacolo, coprodotto da I CARE, è stato allestito con un contributo della Fondazione Comunitaria del Varesotto. Ingresso ridotto a 10 euro per i soci I CARE.

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Grande Guerra o Grande Menzogna? Leggete questo libro

Sono trascorsi 100 anni dall’inizio della I guerra mondiale, tutti i protagonisti di quegli anni – vittime e carnefici – sono morti, ma non è morta né la retorica, né la mistificazione, né la menzogna che pretende di ricordare e celebrare, oggi come allora, la catastrofe di quegli anni. Celebrazioni che ancora tacciono sulle colpe di politici come Antonio Salandra e Sidney Sonnino che vollero quella guerra e di generali spietati come Luigi Cadorna, Luigi Capello e Antonio Cantore responsabili, con molti alti ufficiali, di aver mandato a morire centinaia di migliaia di soldati in inutili assalti.

Morti in trincea

 

Un centenario che mira a celebrare la retorica della Patria

L’attivismo celebrativo si era già messo all’opera nel 2012 con la mostra, al Vittoriano, “Verso la Grande Guerra”. Un evento che aveva riaffermato che «la Grande Guerra è stato un passaggio fondamentale nel processo di costruzione del nostro Paese, perché è nell’affratellamento delle trincee il primo momento vero in cui si sono “fatti” gli italiani». Una tesi stantia che cerca, così, di riabilitare e giustificare quel massacro, durato anni, collegandolo al completamento dell’unità nazionale. Ecco dunque la mistificazione al lavoro: orgoglio e unità nazionale, sacrificio eroico di vite umane. Ancora dopo un secolo in Italia non conosciamo se non approssimativamente il numero dei soldati morti, di quelli feriti, dei civili deceduti direttamente e indirettamente e di coloro che in seguito agli stenti della guerra furono più esposti all’epidemia della “spagnola”. Così si impone la spiegazione della guerra con un disegno superiore e alto – Italia ed Europa – e rispetto ad esso si continua a tacere della morte di oltre 650.000 soldati italiani, di 500.000 feriti gravi, di 600.000 prigionieri abbandonati dall’Italia – senza aiuti e assistenza – perché considerati disertori e codardi, di errori strategici pacchiani, di 40.000 soldati impazziti, di un indebitamento che si è estinto solo negli anni ’80, di una truffa colossale sulle spese di guerra con imputati generali, politici, industriali – tra cui i grandi gruppi Ansaldo e Ilva – tutti rimasti impuniti. Quella guerra fu soltanto una catastrofe nazionale totale che ancora viene presentata ed edulcorata con la patriottarde parole di “eroico sacrificio”, riproponendo così dopo un secolo la mistica di guerra della propaganda.

Soldati sfigurati dalle esplosioni delle granate

 

Ferite indicibili e incancellabili, nel corpo e nell’anima

La stessa propaganda che oggi si ostina ad ignorare i risultati di centinaia di ricerche storiche, scientificamente ispirate, che restituiscono a quella guerra, attraverso uno studio delle fonti, l’orrore che essa è stata. Tutti i progressi tecnologici dell’epoca (gas, mitragliatori, aerei, artiglieria, lanciafiamme, proiettili dum-dum, sommergibili) furono messi a servizio di un’ideologia di morte su larghissima scala in grado di produrre sui corpi e sulle menti devastazioni mai viste e permanenti. Non sapevano infatti descriverle né i medici nelle autopsie davanti a brandelli di carne, né gli psichiatri davanti a nevrosi e follie mai prima viste. A questo si aggiunge lo squallore di un Comando supremo che organizzava su larga scala casini per soli militari dove la violenza sul nemico si trasferiva alla violenza sulla donna.

Una scritta su una casa durante la ritirata di Caporetto

 

Credere, obbedire, combattere. A tutti i costi, morte compresa

Si afferma da subito un clima di terrore tra le truppe costrette, in una guerra di cui nulla sapevano, ad assalti continui ed inutili ad inespugnabili trincee, decimazioni di massa, plotoni di esecuzione per le minime infrazioni, seguendo una linea di comando che partiva dall’autore di tutti gli ordini più efferati: il generale Cadorna. A suo servizio, presso lo Stato maggiore, vi era il capitano medico, frate francescano, Agostino Gemelli, il cui impegno, di psicologo militare, fu tutto rivolto a creare le condizioni perché i soldati annullassero totalmente qualsiasi senso critico e si assoggettassero ad obbedire agli ordini, quali essi fossero, senza pensare, utilizzando anche l’universo religioso, posto a servizio della causa della guerra sempre compresa come opera salvatrice divina.

La fucilazione di un disertore dopo un processo sommario

 

Bisognerebbe leggere le lettere dal fronte dei nostri soldati

Leggere gli scritti di Gemelli di quegli anni, le sentenze dei plotoni di esecuzione, le lettere dei soldati scampate alla censura, le lettere anonime indirizzate al re “soldato” Vittorio Emanuele e i canti di protesta potrebbero servire a rendere questo anniversario occasione di costruzione di una memoria nazionale fondata non sull’ipocrisia, la mistificazione, la baggianata del tricolore elemento di coesione nazionale, ma sul riconoscimento che 5 milioni di italiani furono sottoposti ad una prova inutile, onerosissima e per molti di loro mortale. Altro quindi da quanto, per esempio, il ministero dell’Istruzione prepara per i nostri studenti in quelle che definisce le «celebrazioni relative alla I guerra mondiale». L’orrore non andrebbe mai celebrato, ma riconosciuto, ricordato e condannato.

Ritirata di Caporetto (24 ottobre 1917)

 

Oggi “fare storia” vuol dire guardare con occhio obiettivo quell’inutile barbarie

Per tutte queste ragioni il libro di Tanzarella, vuole raccontare in modo rigoroso, ma con un approccio divulgativo, quell’orrore, spesso conosciuto solo dagli specialisti, dai ricercatori e dagli studiosi, mettendo a disposizione di un pubblico ampio di lettori fatti, dati, circostanze, che spesso gli stessi manuali scolastici di storia trascurano od occultano, per demistificare la narrazione celebrativa della I guerra mondiale e creare una solida coscienza critica del perché fu orrore quella guerra, come e più di altre guerre. E suscitare ugualmente orrore nei confronti della “grande menzogna” attraverso la quale ancora oggi molti vorrebbero continuare a ricordarla, nonostante devastazioni, lutti, torture, prigionie, ruberie, deportazioni.

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Serata su Papa Francesco al cinema “S. Amanzio” di Travedona

Amiche e Amici, venerdì sera, 19 ottobre, alle 20,30 al cinema “S. Amanzio” c’è un appuntamento molto importante. E’ una serata dedicata interamente a Papa Francesco con la presentazione del libro FAKE POPE di Roberto Beretta e Nello Scavo (sarà presente Roberto Beretta, uno degli autori del volume) e a seguire la proiezione del film PAPA FRANCESCO, UN UOMO DI PAROLA di Wim Wenders, uno dei registi contemporanei più celebrati. E’ un’occasione imperdibile per capire a fondo le ragioni del successo di un Papa che sta “rivoluzionando” la Chiesa cattolica. Non solo, ma anche per comprendere le pesanti accuse che gli oppositori di Bergoglio rivolgono a un Papa tanto “scomodo”.

FAKE POPE, LE FALSE NOTIZIE SU PAPA FRANCESCO

Bergoglio è il pontefice più calunniato della storia? E – se è così – per quale motivo? C’è un “complotto dietro le accuse che gli vengono scagliate contro, oppure si tratta solo della reazione di chi non sopporta un papa così innovativo? Di bugie sulla figura di papa Francesco ne girano parecchie, suscitano reazioni, ma nessuno finora le ha catalogate e investigate in modo da tracciarne un filo logico, e magari tentare di smascherare i mandanti (tra cui multinazionali, banche, guerrafondai e sacri palazzi) della “macchina del fango”. Gli autori hanno raccolto 80 delle principali accuse al Papa, in chiave di controinchiesta punto per punto: i rapporti con le dittature dell’America latina, la massoneria, il Conclave manipolato, le accuse di “eresia”, le nomine sbagliate, i rapporti con la Curia, la mediaticità, gli scandali e anche le gaffes… Senza dimenticare che le fake news sul Papa riportano al centro il tema della verità, tanto caro al cristianesimo: se la notizia è il “verbo” contemporaneo, la falsa notizia è la voce del “diavolo”. E distinguere menzogna e verità è compito di chi ancora vede nel giornalismo una missione.

PAPA FRANCESCO, UN UOMO DI PAROLA

Il lavoro di Wenders vuole essere un percorso personale con Papa Francesco e non un documentario biografico. Le idee del pontefice e il suo messaggio sono centrali grazie al materiale di archivio ma soprattutto a quattro lunghe interviste condotte nell’arco di due anni. Avvicinato dal Vaticano già nel 2013, Wim Wenders dichiara di avere avuto una completa libertà nell’elaborazione del progetto, ivi compresa quella del montaggio finale e dell’accesso all’archivio foto e video del Vaticano. Tutto ciò gli ha consentito di operare così come solo i veri Maestri sanno fare: tenendosi un passo indietro. Molti, vedendo questo documentario, potranno porsi una domanda legittima: dov’è la mano di Wenders in tutto ciò? La risposta sta nell’avere consentito alla figura di Francesco e soprattutto al suo pensiero di emergere con una semplicità che si rivela come saggezza nel leggere la contemporaneità alla luce dell’autenticità del Vangelo. Non a caso Wenders apre con le immagini di Assisi e ritorna in più occasioni sulla vita di quel rivoluzionario (parola che non bisogna temere, dice Bergoglio) di cui questo 266esimo pontefice ha assunto per la prima volta il nome. Papa Francesco, nei colloqui e nel materiale di repertorio, affronta un’ampia gamma di temi senza mai sottrarsi e facendo della chiarezza delle posizioni assunte nelle varie materie, un punto di forza. Che però non si traduce mai in chiusura o in rifiuto del dialogo. Wenders ci conferma ogni volta che la fede (come affermava un altro importante sacerdote, David Maria Turoldo) non la si propaganda ma la si vive e se la si vive si propaganda da sé.

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DISarmiamoci, la carovana della Nonviolenza fa tappa domani sera a Besozzo

Siamo lieti di invitarVi alla serata disArMIAMOCI, organizzata dall’Amministrazione comunale di Besozzo in collaborazione con l’associazione Pax Christi di Tradate.

Al Teatro Duse giovedì 4 ottobre sarà ospite una tappa della Carovana nazionale della Nonviolenza, con una delegazione da Whashington formata dallo studente Zion Kelly, che ha avuto il fratello gemello ucciso da un colpo di fucile nel tragitto da scuola a casa, testimone alla manifestazione March for our lives, accompagnato da un’insegnante. Una testimonianza diretta da una giovane voce, per conoscere e parlare del tema della non violenza, contro la diffusione delle armi.

Per informazioni e prenotazioni Silvia Sartorio (Assessore alla cultura del Comune di Besozzo) 3357316031