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Due film da non perdere

circolo culturale ANPI
via Luigi Banetti, 1
21027 Ispra (VA)
tel/fax 0332.780.905
www.puntaemazzetta.net

Giovedì 5 dicembre ore 21.30 Todo Modo di Elio Petri con Gian Maria Volonté, Mariangela Melato, Marcello Mastroianni, Ciccio Ingrassia, Franco Citti, Tino Scotti, Renato Salvatori Italia 1976, 125′ Uno dei massimi esiti del cinema politico italiano degli anni ’70, liberamente ispirato dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia. Un gruppo di uomini di potere si ritrovano per una riunione in un albergo convento. In teoria per discutere di un epidemia che sta colpendo la popolazione, in realtà per decidere nuove spartizioni del potere. L’atmosfera si inquina velocemente e iniziano a comparire anche dei cadaveri. Tra i notabili, tra i quali spicca l’uomo che tutti chiamano “il presidente”, comincia a serpeggiare il terrore: chi sarà l’assassino?

Venerdì 6 dicembre, ore 21, Fondazione Piatti, via Lombardia 14, Sesto Calende

Quando Markus Imhoof, il regista, era un ragazzino in Svizzera, i suoi genitori accolsero una rifugiata italiana di nome Giovanna. Ma le leggi internazionali hanno separato i due bambini e spezzato la loro amicizia: la Svizzera accettava solo immigrati con un lavoro non bambini stranieri, così Giovanna fu costretta a tornare a Milano. I ricordi del regista lo hanno spinto a partire per l’Italia e a indagare sull’attuale politica europea per i rifugiati. Markus Imhoof è infine andato a vedere ciò che avrebbe preferito non vedere. Il viaggio che parte dalle coste libiche porta In Italia 1800 persone, di cui nessuna avrebbe la possibilità di arrivare legalmente in Europa. Dalle navi i migranti sono portati in un campo profughi dove trascorrono tra gli 8 e i 15 mesi in media.

Il regista di The Boat is Full, candidato agli Oscar e vincitore dell’Orso d’Argento alla Berlinale nel 1981, ritorna sul tema dei migranti e racconta, da una nuova prospettiva e con uno sguardo fresco, la crisi dei rifugiati in un documentario che mostra i volti di quei migranti che l’Europa considera solo numeri. Dunque, non solo come regista ma come una persona che ha la sua esperienza, Markus Imhoof ripercorre la sua infanzia in Svizzera con Giovanna durante la seconda guerra mondiale, intervallata dal racconto del problema attuale dei migranti che arrivano dall’Africa e dal Medio Oriente. Nonostante la differenza di tempo, le somiglianze sono impressionanti.

Lettere, disegni e giocattoli di Imhoof da bambino si alternano a interviste, conversazioni e incontri con migranti, volontari, membri del sindacato e dell’equipaggio delle navi di salvataggio delle coste italiane. Il regista offre le sue immagini strappate, a volte anche rubate, di campi profughi in condizioni indecenti, abitazioni tra fango, tende e disperazione, piantagioni assolate da coltivare a nero pur di andare avanti.