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La fine? No, un nuovo inizio

Amiche e Amici,

Ci eravamo salutati con una cena -era l’8 febbraio scorso-, pieni di speranze e di entusiasmo nel futuro di I CARE. Consapevoli del fatto che avremmo dovuto, -anzitutto noi come consiglio direttivo-, cercare di essere più vicini ai nostri soci, cercare il contatto… Ma adesso? Quale contatto è possibile?

Dopo che il Coronavirus ci ha sconvolto la vita (perché davvero ce l’ha cambiata per sempre), quali “spazi di contatto” sono oggi possibili? Forse solo quelli della rete e dei social, vittime spesso di altri virus, ma immuni al Covid-19… E noi che già eravamo imbranati ad usarli (e lo siamo ancora) ne siamo oltremodo penalizzati.

A noi il contatto “fisico” piace, non possiamo farne a meno. Anche questa mail immaginatela proprio come una vera lettera. Solo che è scritta senza carta. Noi di I CARE è sull’incontro che abbiamo puntato tutto. Nel mischiare le carte: cibo e musica, cultura e arte di strada. Il nostro music street festival Tacalaspina è proprio questo: un melting pot festoso e colorato. Infischiandocene dei diversi colori della pelle, abbiamo voluto eliminare le barriere che separano gli artisti dal pubblico, per toccare con mano il calore di una performance, per sentire la musica così vicina che ti “attraversa”, per cogliere lo sforzo dell’acrobata impegnato nel gesto artistico… Tutto questo sarà ancora possibile? Chissà… Certo è che già adesso, per come stanno andando le cose, è difficile poter prevedere (e organizzare) Tacalaspina 2020… Vi terremo comunque informati sulle nostre iniziative, molte delle quali sono state giocoforza annullate.

Ma urge anche un’altra riflessione. Intanto viviamo con serenità questa condizione per noi inedita di stare in casa come fossimo ai “domiciliari”, pensando come l’orizzonte dei nostri nonni finiva poco lontano dal muro di casa. Ma le passate generazioni, con un coraggio inaudito, erano anche capaci di varcare le Colonne d’Ercole per emigrare.

Proprio adesso quando tutti (istituzioni, giornali, tv e social) ci obbligano a stare in casa per sconfiggere l’epidemia e ci invitano a riscoprire gli affetti familiari, oppure a uscire sui balconi per urlare “Andrà tutto bene” riscoprendo sentimenti patriottici ormai desueti, ebbene, tutto questo tempo potrebbe essere sfruttato semplicemente per fare un po’ di silenzio. Stare zitti, e basta. Chiudere gli occhi, riflettere su quello che ci sta succedendo (qualcuno dice sia l’Apocalisse della globalizzazione). E magari pregare. Pregare perché “alla fine vada tutto bene”. E, come diceva John Lennon, credere che “se non va bene, vuol dire che non è la fine”. Ma è l’inizio. L’inizio di qualcosa di nuovo, di mai visto sotto il sole. Una comunione di spiriti e di menti che “si sentono” uniti gli uni agli altri senza vedersi né toccarsi.

E ora ascoltatevi questa…