Categorie
Bacheca Ultime da I care

Con l’estate torna il CENAforum: protagonista l’Europa dell’Est

ManifestoCENaFORUM-A4-2017

A grande richiesta torna il CENAforum, la cucina estiva all’aperto più apprezzata da soci e non soci, allestita da I CARE nella cornice suggestiva del cineteatro “S. Amanzio” di Travedona. Il tema di quest’anno sarà quello dell’Europa dell’Est: sia per l’altissimo livello del suo cinema (spesso trascurato dalla grande distribuzione), sia per la ricca tradizione culinaria dalle influenze balcaniche ed ebraiche. Nel corso delle tradizionali 3 serate (il 23 e il 30 giugno e il 7 luglio, tutti venerdì, alle 20.45), Polonia, Ucraina e Bulgaria saranno i Paesi “messi a fuoco”.

Il tema scelto quest’anno è un’occasione per conoscere e far venire alla luce tanti lavoratori e lavoratrici di questi paesi che vivono stabilmente in Italia (e magari si sono pure accasati/e) oppure prestano la loro professionalità nell’ombra. Sappiamo, ad esempio, quanto contano nelle nostre vite (e in quelle dei nostri anziani parenti) le badanti provenienti da quei Paesi così lontani, ma così vicini. Un’importanza ormai imprescindibile che, secondo noi, è giusto riconoscere e festeggiare insieme almeno per qualche sera.

Ci saranno film epocali come “Film bianco” del genio polacco Kieslowski e un’anteprima assoluta come il bulgaro “Living legends” non ancora uscito in Italia. Le tradizioni gastronomiche di Polonia, Ucraina e Bulgaria saranno interpretate, come al solito, dai diretti protagonisti con la supervisione dello chef Marco Perucco che aggiungerà il suo tocco di classe.

Non mancate di iscrivervi prenotando al 331-2072100. Per l’ingresso è obbligatoria la tessera di I CARE 2017.

Ingresso film + cena 15 euro

Categorie
Bacheca News dal mondo

Il Ministero dell’Istruzione ha “celebrato” la figura di don Milani

Roma, lunedì 5 giugno, una mattinata dedicata a Don Milani, alla sua figura e alla sua azione nel campo dell’educazione dei giovani, a cinquant’anni dalla sua scomparsa. “Insegnare a tutti” era l’obiettivo di Don Milani ed è anche il titolo dell’incontro che si è svolto alla sede del Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), con esperti, testimoni e direttori di testate giornalistiche, alla presenza del ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli. “Avere una scuola aperta ed inclusiva era l’obiettivo di Don Milani ed è l’impegno del mio ministero. Aperta ed inclusiva significa anche capace di parlare a chi è più emarginato, a chi è a rischio dispersione. Dobbiamo parlare a tutte le ragazze e ai ragazzi, anche e soprattutto ai più deboli, gli strumenti per essere preparati ad affrontare il futuro – ha detto la ministra Valeria Fedeli – la figura di Don Milani e la sua lezione sono ancora oggi uno straordinario strumento per educatrici ed educatori”. 

Don-Milani e i ragazzi

Don Lorenzo, modello per formare le nuove generazioni

La manifestazione è stata pensata e voluta per la scuola e per i giovani. Il ministro ha inviato  nei giorni precedenti una circolare a tutti gli istituti per invitare docenti e studenti a rileggere l’opera di Don Milani. “Sono felice che il Ministero apra per la prima volta, con un’iniziativa di riflessione condivisa, le proprie porte a Don Milani, il sacerdote ribelle che nel secondo dopoguerra, mosso da un profondo senso di giustizia sociale, ha dedicato la sua breve vita a istruire le più deboli e i più deboli per garantire loro, attraverso l’uso consapevole della lingua, il rispetto della dignità umana”, ha spiegato la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, nel corso del suo intervento. “Con questa giornata vogliamo che il suo spirito di democrazia e il suo senso di giustizia animino il confronto e la discussione nelle sale di questo edificio in cui vengono prese decisioni che riguardano il presente e il futuro della nostra società attraverso l’educazione e la formazione delle nuove generazioni”.

“Sono trascorsi 50 anni dalla morte del priore di Barbiana e stiamo assistendo a un momento di riappropriazione ragionata e critica della sua figura – ha spiegato Fedeli – della sua testimonianza, della sua opera e della sua eredità: in più luoghi e in differenti occasioni ci stiamo immergendo nella parola di Don Milani, nella scrittura e nei testi di questo prete e maestro che tanto ha segnato la storia del sistema di istruzione del nostro Paese e soprattutto il dibattito sulla scuola, ponendo all’attenzione di tutte e tutti su nodi e problematiche non di poco conto.

letteraAunaProfessoressa

Cinquant’anni fa “Lettera a una professoressa”

Papa Francesco che è intervenuto nei mesi scorsi nel dibattito su Don Milani ha detto: “Mi piacerebbe che lo ricordassimo come un credente innamorato della Chiesa anche se ferito, ed educatore appassionato con una visione della scuola che mi sembra una risposta alla esigenza del cuore e dell’intelligenza dei nostri ragazzi e dei giovani”. Credo che sia un ritratto fedele, per nulla ossequioso o edulcorato. Don Lorenzo Milani era esattamente questo. Lo dicono i suoi scritti, le sue opere, coloro che sono entrati in contatto con lui e hanno vissuto l’esperienza della Scuola di Barbiana, alcuni dei quali presenti qui oggi (tra cui Adele Corradi, l’insegnante che affiancò don Milani alla scuola di Barbiana, ndr)”.

“Approfondiamo la sua figura, andiamo a fondo per essere “sue allieve e suoi allievi” a distanza. Costruiamo un sistema di istruzione che intercetti le ambizioni di futuro delle ragazze e dei ragazzi. Di qualsiasi ragazza o ragazzo. Senza lasciare indietro nessuno. Per costruire – ha concluso la Fedeli – una comunità aperta, inclusiva, equa”. (Agi)

Il ricordo del presidente Mattarella

“Ricordare nelle scuole, a cinquanta anni dalla scomparsa, la figura di don Lorenzo Milani, sacerdote lungimirante e pedagogo innovativo, è iniziativa importante e doverosa. È infatti all’educazione e alla promozione umana e culturale dei giovani che il priore di Barbiana ha dedicato la sua intera esistenza. Il suo metodo, incompreso e talvolta osteggiato da alcuni, ha precorso il concetto di comunità educativa, oggi alla base della scuola moderna”. È quanto afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato alla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, in occasione di un evento al Miur per ricordare la figura di don Milani. “Ma don Milani – sottolinea Mattarella – ha anche posto con forza la questione dell’uguaglianza tra cittadini e della rimozione delle barriere tra di loro. Suscitare tra gli studenti interesse per la figura di don Milani contribuisce alla crescita della coscienza civile delle nuove generazioni”.(ANSA).

Categorie
Bacheca

I migranti sospesi tra il grigiore quotidiano e il sogno di una vita migliore

definitiva locandina Neri-A4

Alle moltitudini di migranti che, dopo aver attraversato deserti e mari e avere guardato in faccia la morte dei propri compagni, giungono qui dove siamo noi che non smettiamo più di guardarli, si schiude finalmente il paradiso a lungo sognato, ossia l’Europa, l’Occidente. Ma ogni paradiso è preceduto da un limbo da attraversare e con il quale misurarsi, giorno dopo giorno, come in un rituale quotidiano di cui non sono ancora chiare modalità e confini. Un limbo fatto di case di ringhiera e ballatoi, di alloggi in anonimi condomini, che un tempo furono di altri emigranti, ma anche di tempi morti, pause di riflessione, gesti normali, ripetitivi…

Storie di neri di casa nostra

Il film mostra l’immigrazione da un’angolazione singolare, ossia non attraverso le immagini degli sbarchi, dei luoghi di detenzione temporanea, tanto care all’immaginario giornalistico televisivo, ma cogliendo le vite dei migranti in una zona grigia, una sorta di limbo sospeso tra la tragedia dell’arrivo e l’illusione e la speranza di una vita nuova. Filo conduttore del film sono le storie di Lamine, senegalese del Casamance, fuggito dal suo paese per ragioni politiche, novello scrittore, poeta e attualmente disoccupato, e di Valentin, giovane cantante e musicista congolese che vive con la madre anziana e sogna di diventare un grande artista africano, che si alternano alle vite di giovani profughi africani fuggiti dalla guerra, riuniti in alcuni appartamenti, in attesa di una nuova vita.

http://www.varesenews.it/2017/05/noi-i-neri-un-film-che-racconta-i-migranti/617946/

Categorie
Bacheca News dal mondo

25 anni fa Falcone e Borsellino venivano uccisi dalla mafia. Non dimentichiamo!

A 25 anni dalle stragi di Capaci (23 maggio 1992) e di via D’Amelio (19 luglio) dove morirono, uccisi dalla mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, è doveroso ricordare. E portare all’attenzione dei nostri ragazzi, due servitori dello Stato in una regione dove lo Stato, spesso, era assente. Fu per quello che morirono: perché, secondo le parole stesse di Falcone, furono abbandonati dallo Stato. Con loro morirono ben 8 uomini delle scorte che li accompagnavano. Quei due giudici segnarono lo spartiacque della lotta alla mafia. Un punto da cui non si può prescindere e da cui non si può più tornare indietro. Se oggi l’Italia, e la Sicilia, sono meglio di allora, lo si deve anche a loro.

Celebrazioni si susseguono in questi giorni in tutta la Penisola per ricordarne la memoria. Anche a Monate, presso la sala don Luigi Ponti, martedì 23 maggio alle ore 21, il Comune insieme all’associazione “Agende rosse” organizza la serata “Non c’è libertà senza legalità” per commemorare Falcone e Borsellino.

Categorie
Bacheca

Visita a Barbiana a 50 anni dalla morte di don Lorenzo

Barbiana

Il Comitato progetto Chernobyl onlus di Induno Olona organizza per venerdì 26 maggio una visita a Barbiana in occasione del 50º anniversario della morte di don Lorenzo Milani. Si parte in pullman alle 6 da Induno Olona (alle 6,15 da Varese, piazzale Ippodromo) e alle 11 circa si arriva a Barbiana, per la visita. Alle 13.30 colazione al sacco e alle 16 partenza da Barbiana, con ritorno previsto a Induno Olona attorno alle 20.

La quota di partecipazione è di 30 euro (10 per ragazzi e studenti)

I posti ancora disponibili sono una decina e il pagamento avviene direttamente sul pullman.

Per informazioni e prenotazioni telefono 0332 200286 – cell. 338 5080020 oppure via e-mail: emiliovanoni@libero.it

Categorie
Bacheca Ultime da I care

Il dottor Caligari e i terribili incubi dell’Europa pre-nazista

CALIGARI-locandina-A4

L’opera, considerata il simbolo del cinema espressionista tedesco, in scena al “S. Amanzio” con la colonna sonora suonata live da Luca Pedroni e i Niton, nella versione magnificamente restaurata dalla cineteca di Bologna (quella che più si avvicina alla versione originale voluta dal regista Robert Wiene nel 1919). Il film gioca moltissimo con il tema del doppio, della pazzia e della difficile distinzione tra allucinazione e realtà, aiutato da una scenografia distorta e antiprospettica, caratterizzata da forme zigzaganti, affidata a Hermann Warm che assieme a due amici pittori e scenografi espressionisti Walter Reimann e Walter Röhrig crearono fondali su tela dipinta, ispirati dai modelli pittorici di Kirchner.

Nel 1919 Robert Wiene aveva scelto come accompagnamento musicale del film il sestetto per archi Verklärte Nacht di Arnold Schönberg.

Il gabinetto del dottor Caligari fu il film simbolo dell’espressionismo. Quando venne girato, nel 1919, l’espressionismo era già un movimento artistico noto e conosciuto, per cui il film ne segnò l’apoteosi, aprendo una nuova strada anche nella cinematografia. Quello che scuote e turba lo spettatore è la caratterizzazione delle inquadrature, girate in scenografie con spigoli appuntiti, ombre minacciose, strade serpentine che diventano vicoli ciechi. I personaggi recitano col volto pesantemente truccato, in particolare il sonnambulo, che ha gli occhi cerchiati di nero. Il mondo distorto è frutto della mente malata dei protagonisti. Il film è girato tramite lunghe inquadrature fisse, con poco montaggio, che crea una sorta di bidimensionalità, oltre all’impressione asfissiante che l’inquadratura sia chiusa su sé stessa, come se fosse un mondo a parte, al di fuori della quale non esiste niente.

Sul finale è stato braccio di ferro con il produttore Eric Pommer: in realtà per gli sceneggiatori Carl Mayer e Hans Janowitz (antrambi reduci dal fronte della prima guerra mondiale) il vero folle era il dottor Caligari, simbolo del potere istituzionale deviato che spersonalizza e annienta la volontà dell’uomo comune rendendolo un assassino. In questa paura nata dall’ombra della guerra, il peso della sconfitta e la preveggenza dell’avvento del nazismo, Siegfried Kracauer, in un suo celebre saggio, ha teorizzato “l’origine di una corrente che porterà da Caligari a Hitler attraverso un corteo di mostri e tiranni”.

Esistono ovviamente anche le citazioni più strane e divertenti, come ne Il secondo tragico Fantozzi di Luciano Salce, in cui il ragioner Ugo ottiene il posto di lavoro proprio per aver elogiato la pellicola, e nel videoclip del brano Heroine dei Suede, in cui vengono ripresi spezzoni del film. Nel 2005 ne è stato fatto un remake dal regista David Lee Fisher.

Un bando internazionale, lanciato nell’aprile 2012 dalla Murnau Stiftung, è stato vinto dal laboratorio L’Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna, che ha presentato la nuova versione restaurata del film (durata 75′) al 64° Festival di Berlino del 2014. Il film restaurato è stato distribuito nelle sale italiane nel febbraio 2016. La partitura musicale è stata affidata di a Timothy Brock. Questa è la versione che sarà proiettata al “S. Amanzio”.

Categorie
Bacheca Ultime da I care

Il protagonista di Dustur: “La costituzione mi ha salvato”

locandina-A4

Venerdì 12 maggio, cineteatro “S. Amanzio”, ore 21. Proiezione del film di Marco Santarelli “Dustur-La costituzione”. Storia di una conversione laica raccontata in prima persona dal protagonista del film Samad Bannaq, intervistato dal giornalista Diego Motta. In collegamento skype fratel Ignazio De Francesco, il monaco dossettiano che ha seguito Samad nel suo percorso di avvicinamento ai principi “sacri” della nostra costituzione.

Nel 2016 il documentario ha vinto il premio Extr’A – Razzismo brutta storia al 26° Festival del cinema africano, Asia e America latina di Milano. Il regista Marco Santarelli ha scelto di raccontare la sfida dell’integrazione raccontando un corso sulla Costituzione frequentato da un gruppo di detenuti nordafricani nella Casa circondariale Dozza di Bologna. Nel 2015, nell’arco di alcuni mesi, il carcere ha aperto le porte a esperti di islam, docenti universitari, mediatori culturali che si sono seduti al fianco dei detenuti per rileggere i diritti e i doveri sanciti dalla Costituzione italiana attraverso lo sguardo del mondo arabo e la lingua araba stessa, per terminare con la stesura di una nuova Carta costituzionale scritta dai detenuti stessi. Il corso è stato coordinato da fratel Ignazio De Francesco, monaco della Piccola famiglia dell’Annunziata – la comunità di Monte Sole fondata da don Giuseppe Dossetti -, esperto di spiritualità islamica.

Parallelamente alle lezioni per i detenuti all’interno del Dozza, il documentario segue la storia fuori dal carcere di un giovane marocchino che sta aspettando il fine pena e si impegna per ricostruirsi una vita in Italia all’interno della legalità. 

Il dialogo fra le culture si può instaurare sulla base del confronto fra le Carte Costituzioni, le norme civili, i diritti e i doveri che regolano la società di Paesi diversi. Cosa vuol dire libertà di espressione? E cosa significa difendere la libertà religiosa? E’ lecito cambiare il proprio credo, convertirsi dall’islam al cristianesimo e viceversa? 

Categorie
Bacheca Ultime da I care

ECCO COME SI SONO SVOLTI I FATTI

Qui di seguito, in sintesi cronologica, i motivi che hanno costretto la nostra associazione “I care” a rinunciare ad organizzare “Tacalaspina – music street festival” il 27 maggio 2017 (data già stabilita da tempo).

12 gennaio 2017 – Una nostra delegazione si reca all’appuntamento con il sindaco Colombo per organizzare “Tacalaspina” 2017.
NON SIAMO RICEVUTI
Parliamo con gli assessori Bianchi e Carnesecchi che ci dicono di mettere per iscritto le nostre richieste che saranno valutate a breve.

19 gennaio 2017 – Protocolliamo in Comune le nostre richieste, tra cui: il patrocinio, un contributo economico, un aiuto da parte del Comune per gli allacciamenti elettrici, per i parcheggi e per migliorare la raccolta differenziata durante lo svolgersi dell’evento.
NON RICEVIAMO NESSUNA RISPOSTA

2 febbraio 2017 – Fissato un nuovo appuntamento con il sindaco Colombo, che viene rinviato il giorno prima a data da destinarsi. ANCORA NESSUNA RISPOSTA

23 febbraio 2017 – Nuovo appuntamento con la vice-sindaca Bussolotti. Giunti in Comune, il segretario comunale dott. Crescentini ci consegna a mano una richiesta di “approfondimento istruttorio” (vedi sotto) con una serie di punti che, di fatto, impedisce al Comune di soddisfare le nostre richieste.
ANCORA UN NULLA DI FATTO

I numerosi punti che ci vengono contestati (molti di essi riguardano i bilanci dell’associazione) ci lasciano esterrefatti. È chiara ed evidente la volontà dell’amministrazione comunale di metterci i bastoni tra le ruote nell’organizzazione di Tacalaspina (che, a questo punto, è compromessa). In particolare, a nostra precisa domanda, il segretario comunale dott. Crescentini ci risponde che la concessione del patrocinio è una scelta politica e che, se anche se dovessimo rispondere a tutte le richieste di chiarimento, non è detto che il patrocinio venga automaticamente concesso. Senza patrocinio, per l’evento “Tacalaspina”, ci toccherà pagare la Tosap (Tassa di occupazione del suolo pubblico), condizione per noi assolutamente inaccettabile visto che, contrariamente a quello che sostiene il comune, non svolgiamo un’attività commerciale, ma un evento culturale e sociale che va a beneficio di tutto il paese (associazioni e commercianti compresi), che serve ad “I care” per raccogliere fondi per finanziare tutte le attività, completamente gratuite, che svolge durante l’anno (che ovviamente non godono di alcun sostegno da parte del Comune).

14 aprile 2017 – L’Amministrazione comunale, prima che “I care” abbia comunicato di rinunciare all’organizzazione di Tacalaspina, rende pubblico questo avviso: “Dal 2009 ad oggi non è stato mai vietato a nessuna ssociazione presente sul territorio di realizzare eventi o di svolgere la propria attività nel rispetto delle regole e norme vigenti, in particolar modo alle associazioni Pro Loco di Travedona Monate e I care (Tacalaspina)”.

Lo stesso giorno “I care” risponde così: C’è un modo più subdolo di vietare, che non è quello di porre divieti. È quello di mettere continui ostacoli che si vogliono, per convenienza, chiamare regole. Regole che si chiede vengano rispettate, guarda caso, solo da alcune associazioni come la nostra. Noi di I CARE abbiamo chiesto il patrocinio, per Tacalaspina music street festival, per iscritto in data 19 gennaio 2017 (protocollo n. 661) all’amministrazione comunale di Travedona Monate. Patrocinio che, ad oggi, non ci è stato ancora concesso. Senza il patrocinio potremmo essere costretti a pagare la tassa di occupazione del suolo pubblico. Questo, per un’associazione che organizza una festa anzitutto per il paese, ci pare inaccettabile.  Abbiamo chiesto al sindaco tre appuntamenti (12 gennaio, 2 febbraio, 23 febbraio). Appuntamenti che ha sistematicamente rinviato o disertato. Certo questo non è ‘vietare’ ma ‘è fare in modo che non si possa fare’. E senza neanche avere il coraggio di metterci la faccia.”

Il direttivo di I CARE

L’associazione “I CARE” ha consegnato in questi giorni una risposta dettagliata a tutti i punti richiesti dal segretario comunale (vedi sotto), ma ritiene che l’atteggiamento ostile da parte dell’amministrazione impedisca di fatto qualsiasi collaborazione futura nell’organizzazione di “Tacalaspina”.

Chi ha voglia (e tempo) può leggersi i testi riportati qui di seguito, che sono i documenti ufficiali: la lettera del segretario comunale e la nostra risposta punto per punto. Come potrete vedere l’unico errore nei bilanci di “I care” è stato quello, in totale buona fede, di aver inviato al Comune di Travedona Monate un bilancio “parziale” 2013 e di non aver successivamente inviato il definitivo. In questo sta tutta la nostra “colpa”. Tutto il resto, sono pretesti politici per buttare fango sulla nostra associazione.

Ci sorge spontanea una domanda, anzi due: perché quel bilancio “parziale” del 2013, che è in possesso del Comune da ben tre anni, ci viene contestato solo adesso? E perché, nonostante questo bilancio “sbagliato”, il Comune negli anni passati ci ha sempre concesso il patrocinio?

LetteraSegretarioComunale09022017-1 LetteraSegretarioComunale09022017-2

 

RispostaLettera_comune-19042017_OK-1 RispostaLettera_comune-19042017_OK-2 RispostaLettera_comune-19042017_OK-3 RispostaLettera_comune-19042017_OK-4 RispostaLettera_comune-19042017_OK-5

Categorie
Ultime da I care

Siamo stati chiamati in causa, ci tocca replicare al Comune di Travedona Monate

testoComune-Facebook-cornice

C’è un modo più subdolo di vietare, che non è quello di porre divieti. È quello di mettere continui ostacoli che si vogliono, per convenienza, chiamare regole. Regole che si chiede vengano rispettate, guarda caso, solo da alcune associazioni come la nostra. Noi di I CARE abbiamo chiesto il patrocinio, per Tacalaspina music street festival, per iscritto in data 19 gennaio 2017 (protocollo n. 661) all’amministrazione comunale. Patrocinio che, ad oggi, non ci è stato ancora concesso. Senza il patrocinio potremmo essere costretti a pagare la tassa di occupazione del suolo pubblico. Questo per un’associazione che organizza una festa anzitutto per il paese, ci pare inaccettabile.  Abbiamo chiesto al sindaco tre appuntamenti (12 gennaio, 2 febbraio, 23 febbraio). Appuntamenti che ha sistematicamente rinviato o disertato. Certo questo non è “vietare” ma “è fare in modo che non si possa fare”. E senza neanche avere il coraggio di metterci la faccia.

Il direttivo di I CARE

Categorie
News dal mondo

La curcuma della discordia e la saggezza di una mamma

curcuma

L’iniziativa dell’amministrazione comunale di Azzate (Va) ha suscitato un vespaio politico. In realtà era stata presentata alle famiglie con una circolare messa in cartella agli alunni della primaria. Martedì 28 marzo, alla mensa della scuola primaria, sarebbero stati serviti i piatti tipici della Nigeria, da assaporare tutti insieme: i bambini della scuola insieme con i quattro giovani rifugiati, ospitati da un anno in paese. Il menu prevedeva: riso Thai aromatizzato con curcuma, cosce di pollo al pomodoro, fagioli e patate in umido e frutta.

Reazioni scomposte

La notizia, giunta all’orecchio di Emanuele Monti, consigliere regionale di Lega Nord, ha scatenato un putiferio. “Al posto che dar da mangiare ai bambini la curcuma, o altra roba improbabile – ha tuonato il Monti – si dovrebbe magari pensare (…) maggiormente alla valorizzazione del patrimonio tradizionale, anche culinario, del nostro territorio. Anche perché così facendo sembra proprio che qualcuno voglia far passare il messaggio che siano i bambini italiani a doversi adattare agli usi di quelli stranieri e non il contrario. A ciò va aggiunto infine anche una questione più importante, che riguarda direttamente la salute dei bambini. Ci chiediamo infatti se questa iniziativa sia stata condivisa con l’Agenzia di tutela della salute di competenza, che mi risulta abbia non poca voce in capitolo su questo ambito; ma soprattutto sarebbe bene sapere chi provvederà a cucinare questi piatti, oltre che la provenienza degli ingredienti. Su questi ultimi punti ci riserviamo di effettuare tutti gli accertamenti e le verifiche del caso”. Pronta la replica del sindaco di Azzate Gianmario Bernasconi: “Finalmente in Regione la Lega s’è accorta dell’esistenza della scuola di Azzate. Sarebbe stato interessante fosse intervenuta anche quando i profughi hanno spazzato il cortile della scuola dalle foglie, per permettere ai bambini di tornare a giocare. Ma in quel caso nessuno ha trovato niente da dire. I quattro ragazzi nigeriani hanno fatto molto per il paese in questi mesi, senza clamore. Martedì sarò anch’io a mangiare con i bambini, come ho fatto spesso; l’ultima volta hanno servito pasta e fagioli. E’ un piatto abbastanza lombardo?”

Saggezza di mamma

Al di là delle sterili polemiche politiche leghiste, che vorrebbero tutelare le tradizioni “lumbard” sia culinarie che linguistiche (ma la scuola bosina di Varese non era clamorosamente fallita nel 2014 con un buco di 800mila euro?), riteniamo che la migliore risposta alla questione l’abbia data una mamma. Ecco qui di seguito il testo della sua lettera al direttore di Varese News: ”

“Caro direttore,
sono “in conflitto d’interessi” e quindi non scrivo un articolo ma una lettera al “mio” giornale. La vicenda di cui voglio parlare riguarda infatti la scuola che frequenta mia figlia e quindi nella questione sono implicata come mamma, prima che come giornalista.

Si tratta di una cosa di cui scrivono molti quotidiani stamattina, ovvero la decisione dell’amministrazione di Azzate di invitare alla mensa dei bambini della primaria i quattro profughi nigeriani ospitati da un anno in paese e con l’occasione servire piatti tipici della Nigeria (riso alla curcuma, pollo, verdura e frutta). L’iniziativa rientra in un progetto più ampio che si chiama “Sapori del mondo – Menù senza frontiere” e che fa parte dell’offerta formativa. Non è dettaglio di poco conto. Sì, perché dopo i piatti nigeriani arriveranno quelli di altre culture, ma è già scritto che per l’aringa in salamoia o per i rookworst, le polpettine per intenderci, non ci sarà alcuna sollevazione popolare.

Questa cosa dei Nigeriani seduti a tavola con i bambini, invece, alla Lega Nord proprio non va giù. Sui social in ventiquattro ore si è scatenato il delirio: “I profughi cucineranno in mensa, chissà poveri bambini come staranno male dopo aver mangiato il riso alla curcuma”, “fermiamo l’invasione anche a tavola: vengano qui e mangino loro le nostre grigliate”. E ancora “chissà le condizioni igieniche in cui mangeranno i poveri bambini di Azzate” e si è arrivati persino a” se mio figlio andasse in quella scuola io lo ritirerei”.

Ecco, mia figlia in quella scuola ci va. E ci andrà anche martedì quando serviranno riso alla curcuma che probabilmente assaggerà soltanto, conoscendo i suoi gusti alimentari. Ma si sa la vita è così: non tutto si può “digerire al primo colpo”. I piatti saranno preparati dai cuochi della cooperativa che ha vinto l’appalto mensa, non dai profughi: i quattro ragazzi nigeriani saranno nella sala dove mangiano i bambini e parleranno della loro cultura e del loro cibo, insieme ad una dietologa (credo lombarda doc ma glielo chiederò). Poi ognuno a casa propria, senza grandi sconvolgimenti, se non che nel tritacarne mediatico ci sono finiti i bambini e non per colpa dell’amministrazione di Azzate. Complimenti vivissimi.

Chiedo la stessa solerzia e la stessa inflessibilità quando arriveranno i rappresentanti della comunità olandese a mensa: alti e biondi certo, ma avranno fatto tutti i vaccini? E se le polpette fossero troppo speziate? Gli ingredienti da dove arrivano? Se poi a spiegare perché in Olanda si mangia il tal cibo ci fosse, che ne so, Ruud Gullit sarebbe ancora meglio immagino, e forse i papà, così scandalizzati dal cibo nigeriano, sarebbero in prima fila a farsi firmare l’autografo.

Temo che non ci sarà un gran ressa martedì prossimo alla mensa della scuola primaria. Pazienza, ci sarà più riso e più pollo per i bambini che avranno avuto il “coraggio” di sfidare l’uomo nero: un premio se lo meritano, no?”

Invito

Inoltre noi di I CARE vorremmo invitare il consigliere Monti al nostro “Cenaforum” (film + cena etnica) che tutti gli anni, d’estate, organizziamo con successo qui a Travedona Monate. Ovviamente per lui l’ingresso è gratuito!