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Papa: “Basta fomentare la paura per i migranti a fini elettorali”

Siamo ormai in campagna elettorale e mai come oggi risuonano quanto mai attuali le parole pronunciate da Papa Francesco lo scorso novembre per la giornata mondiale della Pace del 1° gennaio. Bergoglio infatti condannava «Quanti fomentano la paura nei confronti dei migranti, magari a fini politici, anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano». I migranti, prosegue il Papa, non sono altro che «uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace». E che per trovarlo «sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta».

Il Papa ci invita dunque ad abbracciare «tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale». Anche se, ammonisce, «aprire i nostri cuori alla sofferenza altrui non basta»: «Ci sarà molto da fare prima che i nostri fratelli e le nostre sorelle possano tornare a vivere in pace in una casa sicura». In tal senso urge «un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza, un’attenzione vigilante e comprensiva, la gestione responsabile di nuove situazioni complesse che, a volte, si aggiungono ad altri e numerosi problemi già esistenti, nonché delle risorse che sono sempre limitate».

Monito ai governanti

I responsabili della cosa pubblica, aggiunge il Papa, «hanno una precisa responsabilità verso le proprie comunità, delle quali devono assicurarne i giusti diritti e lo sviluppo armonico». A loro spetta dunque un «discernimento» così da «spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, considerando cioè le esigenze di tutti i membri dell’unica famiglia umana e il bene di ciascuno di essi». In questo modo le città, «spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati», possono trasformarsi in «cantieri di pace».

Capovolgiamo la prospettiva

Migranti e rifugiati, afferma infatti, «non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono». Mutando lo sguardo sarà quindi possibile «scorgere anche la creatività, la tenacia e lo spirito di sacrificio di innumerevoli persone, famiglie e comunità che in tutte le parti del mondo aprono la porta e il cuore a migranti e rifugiati, anche dove le risorse non sono abbondanti».

La strategia dell’accoglienza

Ancora, bisogna «promuovere» – scrive Francesco – nel senso di «assicurare ai bambini e ai giovani l’accesso a tutti i livelli di istruzione» al fine di «coltivare e mettere a frutto le proprie capacità», ma anche essere maggiormente in grado «di andare incontro agli altri, coltivando uno spirito di dialogo anziché di chiusura o di scontro». Infine, «integrare» che «significa permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione nella promozione dello sviluppo umano integrale delle comunità locali».

Parole profetiche quelle di Papa Francesco, che ci interrogano profondamente e scuotono le nostre comunità cristiane troppo spesso appiattite sui luoghi comuni a difesa del “quieto vivere”. Quel “quieto vivere” troppo spesso invocato a sproposito anche dai nostri politici, alla caccia di voti e di consenso.

http://www.corriere.it/cronache/17_novembre_24/migranti-l-accusa-papa-si-fomenta-paura-fini-elettorali-8b78bc42-d106-11e7-a924-c9d9ad888b7b.shtml